PAPA FRANCESCO E L’INCONTRO CON IL PATRIARCA KIRILL: ‘VOGLIO RIABBRACCIARE I MIEI FRATELLI ORTODOSSI. I PONTI DURANO, I MURI NO’

    papa-francesco_h_partb.jpg (638×382)

    “Sono felicissimo: io ho lasciato fare. Ho solo detto che volevo incontrare e riabbracciare i miei fratelli ortodossi. Tutto qui. Sono stati due anni di trattative di nascosto ben condotte da vescovi bravi”. Così, riporta il Corriera della Sera, Papa Francesco ha spiegato lo storico incontro riconciliatorio tra la Chiesa cattolica e ortodossa, che avrà luogo il prossimo 12 febbraio all’Avana. Bergoglio ha usato una metafora definendo questo bellissimo momento come la costruzione di un ponte: “Passo dopo passo, fino ad arrivare a stringere la mano a chi sta dall’altra parte. I ponti durano, e aiutano la pace. I muri no: quelli sembrano difenderci, e invece separano soltanto. Per questo vanno abbattuti, non costruiti. Tanto sono destinati a cadere, uno dopo l’altro. Pensiamo a quello di Berlino. Sembrava eterno, e invece: puff, in un giorno è caduto giù. L’Occidente deve fare autocritica sulle primavere arabe”, ha quindi spiegato il Santo Padre alludendo all’intervento militare dell’Occidente in Nord Africa, ed alle scottanti ‘primavere arabe’: “Sulle primavere arabe e l’Iraq si poteva immaginare prima quello che poteva succedere – ha spiegato il Papa – E in parte c’è stata una convergenza di analisi tra la Santa Sede e la Russia. In parte, è bene che non esageriamo perché la Russia ha i suoi interessi”. E a tal proposito Francesco invita tutti a riflettere sulla situazione della “Libia prima e dopo l’intervento militare: prima di Gheddafi ce n’era uno solo, ora ce ne sono cinquanta. L’Occidente deve fare autocritica”. Il Pontefice ha quindi espresso un pensiero su “i grandi dell’Italia di oggi”, ra i quali cita l’ex Presidente Giorgio Napolitano (“Quando Napolitano ha accettato per la seconda volta, a quell’età, e sebbene per un periodo limitato, di assumersi un incarico di quel peso, l’ho chiamato e gli ho detto che era un gesto di ’eroicità’ patriottica”), ed Emma Bonino (“è la persona che conosce meglio l’Africa. E ha offerto il miglior servizio all’Italia per conoscere l’Africa. Mi dicono:è gente che la pensa in modo molto diverso da noi. Vero, ma pazienza. Bisogna guardare alle persone, a quello che fanno”). Ma vi sono anche i “grandi dimenticati” come “la donna sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini” per l’impegno profuso a favore dei profughi.

    M.